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Ballottaggi

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Ballottaggi fa rima con raggi ed ortaggi.

BalloRtaggi
di Riccardo Mannelli


Circo Massimo
di Franco Portinari



Pieno appoggio di D'Alema a Giacchetti
di Franco Portinari
Milano - Sala e Parisi
di Franco Portinari

LEGITTIMA SUSPICIONE
Che tutti ora vogliano tappare i buchi delle strade mi fa piacere ma veramente esistono argomenti che riescano a convincere qualcuno sul serio disinteresse personale dei candidati?
di Uber

Staino e D'Alema
di Staino

tutti contro il PD
di Staino
Aperture della destra
di Beppe Mora


io voterò il M5S perchè...
di Vanessi


Raggi e Giacchetti vorrebbero lavorare per noi...
di Franco Stivali
Giacchetti
di Tiziano Riverso

Fassino contro Appendino
di Tiziano Riverso



di Paride Puglia


di Giannelli
Vinca il migliore
di Giuliano




Raggi di sòle?


Ma è vero che Virginia Raggi anela a squadra di assessori a sua immagine e somiglianza invece che a quelle del direttivo (soprattutto direttive) del 5Stelle? I nomi che stanno saltando fuori, infatti, non sono proprio associabili a diktat di massa per marchesati delGrillo appoggiati sul leggio di casa. Sono persone (per citarne alcuni: Paolo Berdini, Tomaso Montanari, Daniele Frongia) che a oggi hanno in più modi dimostrato di sapere egregiamente e costruttivamente  lavorare in proprio senza padroni e, men che meno, padrini.
Virginia Raggi che tanto oggi potrebbe (dunque)  rappresentare Roma, quanto è disposta a lavorare in proprio, affidandosi ad autentici esperti perché consapevole di sapere di non sapere,  invece che subordinata a quel “vincolo di mandato” sottoscritto ai marchesati?
La vittoria al ballottaggio, più che alle balle, starà esclusivamente nella sua propria capacità di fare valere un mandato fine a se stesso, vincolato esclusivamente alla Roma d’oggi ampiamente stufa,  sfiancata, moscia, ormai malata terminale vincolata da troppo tempo ai “io so’ io e voi non siete un cazzo”. Ma è indubbio che lei è invece attorcigliata prima di tutto a  vincolo ben incastonato (altro che in movimento!) alle antiche origini.
Il suo sballottato Giachetti è già stato votato e otterrà altri voti al prossimo turno con le ormai note incognite per gli elettori, ma quanto meno questi non sono stati costretti a rinunciare al potere di decidere in proprio la differenza tra sole e sòle…
10 giugno 2016


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se Pd perde non mi dimetto
di Tiziano Riverso
Il grullo compressore
di Beppe Mora


Io sono Jo

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Je suis Jo
I am Jo
Ich bin Jo
Yo soy Jo
Eu sou Jo
我就是我


SANGUE SULLA BREXIT, GRIDA 'BRITAIN FIRST' E UCCIDE LABURISTA

Jo Cox
Perchè una persona eccezionale come lei l'abbiamo conosciuta così tardi?


Jo non di “Piccole donne”


Si chiamava Jo come la protagonista schietta, coraggiosa, ribelle del capolavoro di Alcott. Ma era  Jo Cox, non Jo March. Jo Cox  si occupava a livello internazionale di tutto ciò che si (pre)occupa dei più deboli e in tutto ciò entrava a gamba tesa in prima persona. Come parlamentare si impegnava nei temi internazionali proiettata a discutere sulle devastazioni causate dai cosiddetti “danni collaterali” da guerre provocate  per guerre inventate da noi, così come nei temi nazionali legati alle ingiustizie dell’isolamento sociale prive di compassione e pari opportunità. Apparteneva a quella specie di Persone che, molto semplicemente, non volta la faccia da un’altra parte e, perciò, prima ancora di sapere cosa può fare per dare una mano, intanto entra dentro a ciò che guarda, che vede… E’ sicuro che gente così trova sempre il modo per rendersi poi proficuamente utile.  Per questa ragione è stata ammazzata (soppressa).
Jo è (fu…) il coraggio del sorriso spontaneo, mai artefatto,  perché è sempre con quello che si dà, che si riceve, che si condivide.
I giornali ci raccontano che l’assassino è un pazzo squilibrato appartenente a robacce naziste, peraltro di matrice statunitense: follia pura dunque! Ma da poiché  Jo era (anche) contro brexit ci può stare (?).
Ma Jo era ben altro in più! Quel “di più” che costringe la specie di Persone che non sa voltare la faccia da un’altra parte a domandarsi quanti, oltre all’insano nazi, avrebbero avuto interesse a  farla fuori da un sistema ormai radicato e conclamato.
Per dirla all’Andreotti (e ho detto tutto) : “ se l’andava cercando…
18 giugno 2016




We do not know for certain if the death of MP Jo Cox is linked the Brexit vote, but the upcoming referendum does lay bare the sharp divisions in British society. Divisions that will cause the nation to self-destruct, no matter the outcome?
17 Jun 2016






Martin Rowson on the killing of Jo Cox – cartoon



"Mentre voi sottolineate la nostra diversità, quello che mi sorprende ogni volta di più girando il paese è che siamo molto più uniti e abbiamo molte più cose in comune gli uni con gli altri rispetto alle cose che ci dividono"
Jo COX

da ANSA

Contro la Brexit, dalla parte degli immigrati e impegnata nella difesa dei diritti umani. Senza se e senza ma. La promettente stagione di Jo Cox alla Camera dei Comuni è durata solo un anno: deputata 41enne, era stata eletta alle politiche del 2015 per la sua prima legislatura fra le file del Labour ed era per molti una grande speranza del partito, destinata ad occupare un giorno posti di responsabilità in un governo. E invece la sua vita è finita a Birstall, presso Leeds, dopo l'immancabile incontro settimanale coi suoi elettori.

Jo arrivava dal mondo del volontariato, dopo la laurea a Cambridge era stata dirigente dell'associazione Oxfam e aveva lavorato anche per Save the Children e la NSPCC, oltre ad essere stata consulente della moglie dell'ex premier laburista Gordon Brown, Sarah, attivissima in una serie di campagne in favore di giovani e immigrati. Negli ultimi mesi era poi diventata fra gli esponenti laburisti più attivi e in 'vista' nella campagna a sostegno dell'Europa e in difesa dei profughi. Aveva affermato pochi giorni fa che l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue non sarebbe stato il modo per affrontare il dossier immigrazione, come in precedenza aveva criticato il governo conservatore di David Cameron per la mancata accoglienza di migliaia di bambini in arrivo dalla Siria.

Il suo straordinario impegno per il Paese del Medio Oriente martoriato dalla guerra non finiva qui: era anche presidente del gruppo trasversale di Westminster chiamato 'Friends of Syria'. Si era astenuta nel voto ai Comuni sul via libera all'azione militare britannica nel Paese del Medio Oriente, affermando che serviva una soluzione di ampio respiro per risolvere il conflitto. Ma era favorevole a un'azione internazionale per favorire una transizione a Damasco. Era anche presidente del Labour Women's Network, che riunisce le donne laburiste, e aveva sostenuto la nomina di Jeremy Corbyn a leader del partito per poi cambiare idea, e votare per la candidata blairiana Liz Kendall. L'arrivo alla Camera dei Comuni non era stato facile: la sua candidatura in un seggio del West Yorkshire era stata criticata dagli avversari conservatori, che l'avevano vista come una scelta piovuta dall'alto per una esponente che non aveva legami con l'elettorato locale. Ma la sua passione aveva messo a tacere i detrattori.

Jo si definiva prima di tutto "una mamma": due i figli avuti dal marito Brandon Cox, anch'egli un attivista politico. La coppia aveva scelto di vivere su una barca convertita in abitazione ormeggiata vicino al Tower Bridge di Londra. Mentre tutti aspettavano notizie sulle condizioni della donna il marito ha pubblicato sul suo profilo Twitter una foto di lei, sorridente sullo sfondo della sua Londra: l'ultimo sorriso di Jo.

Brendan Cox, Jo’s Husband: 5 Fast Facts You Need to Know

Ritratto di Pierre Riches

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Su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli

e l'intervista di Antonio Gnoli

a Pierre Riches



Pierre Riches: "Devo la conversione a Wittgenstein. Mi spiegò che la ragione non è tutto"

Nato nel 1927 ad Alessandria d’Egitto, il sacerdote e teologo ha insegnato filosofia in Italia, Stati Uniti, Uganda e Pakistan. Ha preso parte al Concilio Vaticano II


Pierre Riches è una figura singolarissima e affascinante del mondo della teologia. Da qualche anno si è trasferito in Sabina, non lontano da Roma. La casa, dove vive, si affaccia sulla valle del Tevere. Sobria e accogliente. Qualche mese fa è andata a trovarlo Laurie Anderson. Hanno cenato assieme e ricordato Lou Reed, di cui Padre Pierre è stato amico. Una foto sul muro del salotto ne descrive la relazione in qualche modo paterna: Lou Reed lo abbraccia sorridente e felice. Sul tavolo vedo una fresca copia di Note di catechismo per ignoranti colti, ripubblicato da Gallucci, con una prefazione di Giorgio Manganelli. "Il titolo", rammenta Riches, "me lo suggerì Elsa Morante".


Oggi Padre Pierre è costretto a muoversi su una carrozzella. È una condizione che lo limita nei movimenti ma non lo affligge. Rifacendosi al titolo di un altro suo libro, è la leggerezza della croce a sostenerlo. Le sue origini sono quelle di un ebreo alessandrino, educato nei riti della tradizione. Sotto un cappello da baseball mi guarda con una punta di tenerezza. Gli chiedo quando decise di convertirsi al cattolicesimo: "Avevo 23 anni. Divenni cristiano perché il cristianesimo è molto appagante dal punto di vista intellettuale e totalmente liberatorio dal punto di vista esistenziale. Ho girato il mondo, insegnato in molte università, sono stato parroco a Roma, cappellano nell'aeroporto di Fiumicino. Ho conosciuto e frequentato molta gente. Non ho mai avuto sensi di colpa per la mia vita. E ho sempre pensato che la mia fede poggiasse su due cardini: l'amore come sprone ad agire e la comunione con Dio e il prossimo come scopo di vita".
Lei è nato dove esattamente?
"Ad Alessandria d'Egitto. Era un mondo particolare che lasciai a 17 anni".

Particolare perché?
"Città irreale, governata da oligarchie. Sorretta dai privilegi. La ricchezza più che esibita era vissuta. Su Alessandria confluivano miriadi di nazionalità: francesi, italiani, greci, ebrei e soprattutto inglesi. Un clamore di lingue risuonava nella mia testa di bambino".

Lawrence Durrell ha forse scritto il più bel libro su Alessandria.
"Lei trova? Raccontava di una città decadente, sfinita nei languori ultimi. Ma non era affatto vero. Città di traffici esistenziali e culturali, semmai. Ricordo il poeta Kavafis, ormai vecchio. Mi teneva sulle ginocchia accarezzandomi la testa. E Georges Moustaki, dal sorriso bellissimo. Sua sorella si innamorò di me. Durante il periodo in cui vissi a Cambridge, E. M. Forster voleva che gli raccontassi di Alessandria. Mi invitava a prendere il tè. Gli parlavo dei labirinti mentali di quella città così diversa, da essere unica".

Perché la lasciò?
"Mio padre era un mercante di cotone. Famiglia ricca. La buona borghesia alessandrina faceva studiare i suoi rampolli al Victoria College di Alessandria. Quando giunse il momento dell'università scelsi Cambridge, mi piaceva la filosofia".

In che anno andò?
"Nel 1946. Cambridge, diversamente da Londra, non aveva subito gli stessi oltraggi della guerra".

Vi insegnava Ludwig Wittgenstein.
"Ho seguito alcune sue lezioni. Potrei dire di essere stato uno degli ultimi allievi a conoscerlo".

Che ricordo ne ha?
"Se mai ho incontrato un genio, questo era lui. Mi trovava esotico, forse per le mie origini egiziane, e mi trattava con simpatia. Era un uomo a volte aspro, di pochissime parole. Scontroso, anche con gli studenti. Di solito preferiva fare lezione nella sua camera. Noi sedevamo sul pavimento di legno o su qualche sedia disponibile. Al mormorio iniziale seguiva un silenzio surreale".

Surreale perché?
"Si creava una strana corrente, come se tutti i presenti improvvisamente attendessero che iniziasse a parlare. A volte taceva per minuti".

Negli ultimi tempi stava male.
"È vero, quando seppe di avere un cancro si recò in Norvegia, in un villaggio dove aveva trascorso un periodo felice. Forse era un modo per ritrovare un tempo perduto. Poi tornò a Cambridge. Morì in casa di un amico il 29 aprile del 1951. Ma sono episodi che appresi successivamente. Andai via da Cambridge alla fine del 1949. Ricordo una frase nelle Ricerche filosofiche: "La morte non è un evento della vita. La morte non si vive". Un anno prima che lui morisse presi il battesimo e mi convertii. Penso che nella mia scelta cristiana contasse molto il fatto che Wittgenstein mi avesse in qualche modo insegnato che la ragione non è tutto".

Dunque la fede.
"Per molti fede e ragione si oppongono; per un cristiano si completano".

Si completano, ma postulano due verità diverse.
"Il punto è dove le due verità si incontrano. Voglio dire che la verità non è qualcosa che si conquista solo con la conoscenza, studiando e sperimentando; ma anche vivendo pienamente e amando pienamente".

È il rapporto con la vita.
"Un cristianesimo maturo, assunto nella quotidianità, esige che ci sia una coerenza tra la propria fede e la propria vita".

Cosa fece quando lasciò Cambridge?
"Ebbe inizio la mia maturazione spirituale. Fu nel 1950 che conobbi Iris Murdoch e diventammo amici. Anche lei aveva frequentato per un periodo le lezioni di Wittgenstein. Prese un insegnamento di filosofia a Oxford. Ricordo le bellissime discussioni tra noi".

Si dice che lei sia stato il suo consigliere spirituale.
"Non era affatto una donna da consigliare. Ma che a volte abbia cercato dei suggerimenti, questo sì. Mi chiese un giorno cosa pensassi dell'esistenzialismo. Stava lavorando su Sartre. Risposi che il miglior esempio di esistenzialismo ce l'offriva la Bibbia con Giobbe ".
Giobbe dovette fare i conti con il silenzio di Dio.
"Un vecchio e saggio certosino mi disse una volta che il libro di Giobbe ci insegna che il silenzio di Dio, per chi si apre a Lui, è più consolante del parlare degli uomini. Grazie ad Iris conobbi a Londra Elias Canetti. Aveva un'intelligenza fluida, mobile come il Danubio da cui proveniva".
So che ha conosciuto anche Hannah Arendt.
"Ci incontrammo a Chicago, durante un pranzo. Erano gli anni Sessanta. Diventammo amici. Fu anche lei una delle genialità del Novecento. Mi piaceva la sua versatilità. Era da poco tornata da Gerusalemme e i suoi reportage sul processo Eichmann fecero scalpore, provocando più di un malumore, soprattutto nella comunità ebraica americana. Personalmente ero d'accordo con la sua idea di "banalità del male". Tutti pensai avremmo potuto diventare degli Eichmann".

Non nasciamo con la garanzia di fare il bene.
"Perderemmo il senso della libertà".

Ma il male non è la sconfitta di Dio?
"È quello che pensava Dostoevskij. Ma il punto è un altro. Gran parte dei nostri mali sono direttamente o indirettamente causati da noi. Frutto della nostra libertà usata dissennatamente".

Distinguerebbe tra il male e la sofferenza?
"Il male provoca la sofferenza, ma non necessariamente è vero il contrario. La sofferenza del giusto è anche il passaggio alla luce attraverso la Croce, forse la sola via di salvezza, se si vuole conservare la libertà. Mi viene in mente un proverbio inglese: "È meglio avere amato e perduto, che non avere mai amato"".

Cosa c'entra con Dio?
"Forse Dio, essendo amore, ha preferito amare e perdere un po' che non avere mai amato".

È più persuasiva la filosofia o la teologia?
"La filosofia mette in gioco l'uomo. La teologia il rapporto con Dio. Nella teologia classica entrano tre elementi: la ragione, la volontà, la Grazia. Quest'ultima non bussa alle porte della filosofia. Paolo è l'uomo da cui ho imparato di più teologicamente. Le sue lettere sono di una intelligenza e profondità spirituali senza eguali".

Lei è stato il segretario del Cardinal Tisserant.
"Mi sono occupato per lui e con lui dei problemi teologici. Fu un grande uomo. Modesto per quel che effetti-vamente era. Seguimmo le sorti del Concilio Vaticano II. Lo accompagnai anche al Conclave, dal quale uscì eletto Paolo VI. Ogni cardinale poteva farsi portare da una persona".

Seguì Tisserant?
"Era abbastanza normale. Viaggiavo spessissimo con lui. Quando si aprì il conclave facemmo insieme il viaggio in auto. Di solito sedevamo dietro. Quel giorno Tisserant mi chiese di accomodarmi vicino all'autista. Ubbidii, senza capire perché. Al ritorno, quando andammo a riprenderlo con la macchina, mi predisposi per salire davanti. E lui disse: no, Padre Pierre, venga dietro, vicino a me, non sarò il cinquantunesimo Papa!"

Lei ha una vita incredibile.
"Diciamo che ho avuto una vita".
Dove ha insegnato?
"Un po' ovunque: a Yale, ad Harvard. Poi in Africa, sono stato un paio d'anni in Uganda. Credo di aver conosciuto abbastanza bene quel continente. Poi in Pakistan e in Giappone. Il cardinal Colombo mi aveva ribattezzato "l'ebreo errante"".
Cosa pensa delle religioni orientali?
"Buddismo e taoismo sono esperienze molto importanti. Se affidate a dei ciarlatani diventano solo mode fastidiose. Trovo che il Tao, cioè la Via, ha diversi punti in comune con il cristianesimo. Ne parlavo a volte con Giorgio Manganelli. Il "Tao-të-ching" era una delle discussioni ricorrenti".
Mi risulta che è stato anche parroco.
"Sì, in una piccola parrocchia di campagna a Boccea. Chiesi espressamente a Tisserant di mandarmi in quel posto. Lo stesso Tisserant, mi spinse, qualche anno dopo, ad accettare un insegnamento alla Loyola University di Roma, propostomi da Raimon Panikkar".
Pier Vittorio Tondelli l'ha inserita nel suo romanzo "Rimini" come Padre Anselme. "È un prete", scrive Tondelli. "Mi ha beccato quando uscì il mio primo romanzo otto anni fa. È sempre in giro per il mondo all'inseguimento delle sue anime. Mi diverto con lui. Gli voglio molto bene". Si riconosce?
"Uno scrittore ha la libertà di inventare, altrimenti che scrittore sarebbe? Conobbi Tondelli a Venezia a una mostra di Luigi Ontani. Un uomo di talento, tormentato ma autentico".
Ha avuto un ruolo nella tardiva conversione di Tondelli?
"Non credo di essere stato così influente. Le decisioni di quel tipo arrivano da una profondità che neppure immaginiamo. Posso dire che la sua morte fu per me un dolore fortissimo. Fui io a celebrarne il funerale, in un giorno in cui pioveva a dirotto".
Esistono delle lettere che vi siete scambiate?
"C'è un carteggio con lui, come pure con Iris Murdoch. Ma sono blindati".
Le manca l'America?
"È un po' che non vado. Ma i figli dei miei ex allievi vengono a trovarmi".
Mi colpiva la copertina di un suo libro - "La leggerezza della croce" - dove si vede una croce disegnata da William Burroughs.
"Ah, sì! L'ho conosciuto bene. Mi chiamava "il prete". Quando disegnò per me quella croce era il periodo in cui sparava alle tele dei quadri".
Sparò anche alla moglie.
"Fu per errore. Dio abbia pietà".
Fra le tracce del suo periodo americano vedo anche un foto che la ritrae con Lou Reed e un ritratto fotografico che le fece Robert Mapplethorpe. Due icone della cultura contemporanea.
"Lou Reed lo conobbi a New York, non ricordo più in quale galleria. Era affascinato dal fatto che un ebreo si fosse fatto prete. Lo divenni per la precisione a 32 anni. Ogni tanto mi mandava i biglietti per i suoi concerti. Quanto a Mapplethorpe, la foto che lei ha visto, la scattò quando già stava male".
È una miniera di ricordi.
"Non li ho allontanati. Forse un po' di cose le ho dimenticate. Vista la mia età è un processo fisiologico. Ma non ho nostalgia dei ricordi. Non è possibile rivivere i momenti del passato. Lasciano delle tracce utili per la vita che continua. Credo nella vita eterna. Sono molto curioso di andare a vedere cosa c'è al di là".
La sua fede ha mai tentennato?
"Mai. La fede è un dono che ho ricevuto in abbondanza".
Parlavamo prima del male.
"Si può combattere ed equilibrare con il bene".
Anche oggi, con tutto quello che ci sta accadendo?
"Soprattutto oggi. Il Cristo ci porta due grandi speranze: una per questa terra e una dopo la morte. Ci insegna come dobbiamo vivere e agire. Mi torna in mente "il discorso della Montagna", lo si trova sia in Matteo che in Luca. Ci spiega che è solo amando che possiamo vivere bene e ci dice che amare vuol dire dare e perciò anche rinunciare. Solo così possiamo rompere la catena degli egoismi e delle paure".

"L’appaRenzi inganna." 30 Autori di satira interpretano Matteo Renzi.

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L’appaRenzi 
inganna. 
30 Autori di satira interpretano Matteo Renzi. 
Un esperimento di satira mai tentato prima per un capolavoro di comicità e irriverenza che vi farà impallidire e sbellicare dalle risate.

Testi di
Lucilla Masini, Franco Cappelletti (Kappa), Claudio Fois, Vincenzo Nizza, Carlo Gubitosa, Franco Giordano.
Vignette di
Franco Bianco, Lido Contemori, Milko Dalla Battista, Dario Di Simone (Darix), Fulvio Fontana, Filippo Frago, Luca Garonzi, Roberto Grassilli, Giulio Laurenzi, Paolo Marengo, Roberto Mangosi, Beppe Mora, Passepartout, Nico Pillinini, Franco Portinari (Portos), Augusto Rasori, Giuliano Rossetti, Marco Scalia, Giorgio Sommacal, Franco Stivali, Stefano Tartarotti, Stefano Trucco (Kurt), Pierfrancesco Uva, Pietro Vanessi (PV).
La quarta
Prendete 30 vignettisti talentuosi, sagaci e irriverenti e metteteli insieme a 6 scrittori appuntiti, sarcastici e cazzuti. Poi lasciateli in cattività in uno spazio creativo, libero e senza censura, tipo le pagine di un libro. Ve li immaginate? Bene, adesso provate a buttar loro in pasto il nostro caro, amato Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Come pensate che andrà a finire? Scopritelo a vostre spese in questo libro di satira pungente e politicamente scorretta.

 Edizioni Cento Autori




Renzi Twist


CIAONE : le vignette sui risultati dei ballottaggi

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Ballottaggi elezioni comunali: dato definitivo, ha votato il 50,54%
Il M5S vince 19 ballottaggi su 20
IL PD vince solo a Milano e Bologna



Renzone

CeciGian



Se il Pd perderà il ballottaggio a Roma e Milano, Matteo Renzi si dimette?
 "Assolutamente no, abbiamo già detto che l'esito della permanenza al governo è legata al referendum costituzionale".
Il premier salva il governo dagli effetti del voto del prossimo 19 giugno.
Ma non salva il Pd. O meglio non tutto il Pd. Ospite a ‘Otto e mezzo’ il premier non nasconde che nel partito si prepara una vera e propria guerra. Perché, al massimo il Pd conquisterà “Milano, Torino”, Bologna, ma su Roma nemmeno il premier scommette.
E allora, pericolosamente a dieci giorni dal secondo turno, Renzi si lascia già andare a grida di battaglia. “Noi nel partito ci entreremo con il lanciafiamme, subito dopo i ballottaggi", dice, annunciando una resa dei conti con il solito bersaglio di sempre: la minoranza interna.



http://www.huffingtonpost.it/maurizio-guandalini/matteo-renzi-bersani-elezioni-amministrative-_b_10564892.html
Franco Portinari Portos


Fassino ed Appendino
Portos
Gava 


RAGGI
Il M5S conquista la Capitale. O meglio, quello che c'è rimasto.
Uber

CHI HA VINTO? CHI HA PERSO? TUTTO E' RELATIVo
Poi però certe previsioni si sono dimostrate esatte!
Uber





-Editoriale a Fumetti su afNews QUA:
http://www.afnews.info/wordpress/2016/06/20/evoluzione/
Fonte QUA:
http://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/elezioni/2016/06/19/ballottaggio-roma-raggi-giachetti-live-_8eca54f3-5432-4872-9bae-3726ceddeb8c.html
MOISE





Riverso



Vauro


Staino


Giannelli

Il lanciafiamme e l’appendino
MASSIMO GRAMELLINI
Ti candidi alla segreteria del partito e hai tutti contro, tranne i dispari e gli anarchici. Perdi, ma è come se avessi vinto. Infatti l’anno dopo vinci tu. Ti lasci riempire dalle speranze che hai suscitato: la meritocrazia, l’innovazione, la rottamazione degli apparati. In virtù della carica rivoluzionaria che emani, ti perdonano l’aria furbetta e persino lo sgambetto a Letta, indispensabile per conquistare il governo in tempo utile a vincere le Europee. Adesso puoi fare quello che hai promesso, magari andare alle elezioni e stravincerle. Invece ti impantani nei riti di Palazzo con gli Alfano e i Verdini e ti circondi, Boschi a parte, di esecutori mediocri e ruffiani. Allontani i liberi pensatori e li sostituisci - anche nei media - con falsi amici che fino a ieri stendevano stuoie a Bersani e domani le spolvereranno per Di Maio. A Palazzo Chigi hai due sottosegretari: Del Rio l’anima bianca e Lotti l’anima nera. Fai fuori l’anima bianca. Perdi contatto col mondo reale, vai solo dove sei sicuro di prendere applausi, ma i fischi ti raggiungono anche lì.

Prometti che tornerai quello di prima, però in Campania sostieni vecchi arnesi alla De Luca, mentre a Roma costringi alle dimissioni Marino - un atipico, come eri tu - e ovunque sposti a destra il partito senza intercettare i voti di destra. Ti aggrappi ossessivamente a un referendum sulle regole del gioco, anziché combattere l’oligarchia finanziaria che impoverisce i tuoi elettori. Perdi Roma, Torino e il tuo senso in questa storia. Ma puoi ancora ritrovarlo, se invece del lanciafiamme prenderai qualche appendino. In giro ce ne sono tanti e una volta piacevano anche a te.

Palazzo Vecchio
Mannelli

Da Arrivederci amore ciaone di Civati
Se diventi arrogante e volgare, non puoi rimproverare l’arroganza e la volgarità altrui. Se nella città di mafia capitale parli di un «eventuale fascicolo che sarebbe il caso che la Procura aprisse», se pur non dicendo esattamente come stanno le cose e affidandoti spesso a mezze verità scrivi #bugiarda, sappi che scivoli su un terreno dove si perdono anche le ultime distinzioni e davvero sì tutti sono uguali. E allora si vota chi è più uguale e egualitario di te.

Se apostrofi con il ciaone, in questo schema così simmetrico, speculare, verrebbe da dire reciproco, sappi che qualcuno il ciaone te lo restituirà. Con una ironia che si trasformerà presto in sarcasmo. Anzi, con il sorriso, come vuole una certa retorica: un sorriso mannaro. Anche perché non sei più tu l’outsider, sei l’insider. Ed è finito il gioco per cui potevi dare la colpa agli altri, senza spiegare come si fa a cambiare. Esattamente quanto sta succedendo a te. E alla politica italiana in generale. Che è molto più grave e preoccupante.[...]


Indicazioni
Romaniello



Grillo bingo, Renzi bongo e Mastella jr.


I giornali, nel fornire gli esiti elettorali, hanno identificato l’appartenenza  dei candidati in sole tre scissioni specifiche: “centrodestra, centrosinistra, mov. 5Stelle”.
La sinistra e la destra, per loro natura, sono ben distanti dal centro perciò da mo’ sono sparite Allorquando il centro, spuntando da un nulla  senza che manco i più s’accorgessero, ha preso possesso dell’arco istituzionale, è iniziata quella fase lassista che ci ha poi portato al ridicolo odierno chiamato partito della nazione.  Sicché par ovvio che il popolo (più alla ricotta che alla riscossa che  ancora passa per le urne rispetto all’ormai maggioranza che le ha per l’ennesima volta disertate) dopo aver suonato Renzi come un tamburo, abbia eletto l’ibrido che, pur senz’arte né parte, almeno possiede un nome. A parte (l’arte di)  Benevento che è assurta agli onori da insediamento a primo cittadino di Mastella Clemente. Mica un omonimo: è proprio quel Mastella ululà, sostenuto da sempre da quel centro ululì! Questa coerenza, in tempo d’apoteosi di banalizzazione in salsa d’ipocrita perbenismo,  è commovente: ancora c’è chi ha il coraggio di esprimersi palesemente, ovvero parla come mangia…
Ma torniamo alla vittoria dell’ibrido dentro al quale si sono convogliate idee (già ampiamente surclassati gli ideali) di destra e di sinistra. Ciascun elettore gli ha schiaffato dentro i suoi pezzi numerati attendendo  fiducioso l’estrazione di almeno un sommesso ambo sulla sua  cartella. Adesso ha solo più bisogno che il bussolotto della tombola rimanga a disposizione del croupier (pardon sindaco) che ha eletto…
21 giugno 2016



La Sora Cesira- Ciaone seems to be the only word from La Sora Cesira on Vimeo.
La Sora Cesira- Ciaone seems to be the only word



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Crozza-Renzi: “Virginia Raggi? E’ bella, sembra la Boschi ma senza il papà inguaiato”

Copertina caleidoscopica di Maurizio Crozza, che commenta per Dimartedì (La7) i ballottaggi elettorali, calandosi nei panni di Bersani: “Io contento per disfatta di Renzi? No, nelle disgrazie non si è contenti. Quando scivola la suocera in bagno, ti dispiace almeno per le piastrelleOh, ragazzi, al drogato ci interessano le pere, mica il formaggio. Bagno di umiltà per Renzi? Lui non diventa umile nemmeno se lo metti a macerare come le zucchine nel carpione” – continua – “Io, porco boia, voglio un partito lontano da lobby, vicino ai cittadini, senza inciuci con Verdini. Voglio entrare nei 5 stelle. Se solo mi spiegano bene ‘sta diavoleria di Facebook, vado a far la minoranza da Grillo. Ragazzi, se un’orata sta delle ore in bagno, non diventa mica un pesce sega“. Il comico torna nelle sue vesti e commenta il risultato a Torino: “L’avete già fatto un minuto di silenzio in ricordo di Fassino? Ciao Piero, insegna agli angeli a vincere i ballottaggi. Nel 2009 Fassino aveva detto ‘vediamo quanti voti prende Grillo’. L’idea a Grillo gliel’ha data proprio Fassino, lui non ci pensava proprioA Torino il Pd governava ininterrottamente da 23 anni. Avevano vinto il ballottaggio contro Cavour. Fino a pochi mesi fa le probabilità di espugnare Torino erano uguali a quelle che ha Travaglio di diventare direttore del Tg4. Adesso Fassino è in ballottaggio per entrare in una teca del Museo Egizio. Se la gioca con Ramsete II. Renzi ha scaricato Fassino in un nanosecondo. Nella mailing list del Pd ormai Fassino lo trovi alla voce “Spam”“. Finale imitazione del premier, che promette di essere umile: “Non mi chiamatemi più Presidente, ma semplicemente Matteo, ultimo fra gli ultimi, umile fra gli umili. In mano ho un iPhone 3, mi sono ridimensionato. E’ senza aggiornamento, si blocca ogni 5 minuti, come il Pd. Dopo un’attenta analisi politica, ho capito dove abbiamo sbagliato: Fassino e Giachetti usano ancora i pantaloni con le pences. Dovevo scegliere i candidati tra i miei follower di Instagram: il raccattapalle della Pennetta, la nutrizionista della Cristoforetti, il fonico di Fedez. Tutti tranne quei due bolliti che scambiano Netflix per un collutorio“. E aggiunge: “L’ha vista com’è bella Virginia Raggi? Sembra la Boschi, ma senza il papà inguaiato. Comunque, mi sono comportato come un vero leader del Pd, ho perso le elezioni. Più a sinistra di così. Sono preoccupato per il referendum di ottobre sulla RENZIT, l’uscita di Renzi da Palazzo Chigi. In 2 anni ho già fatto tutto quello che Berlusconi ha fatto in 20: ho promesso miracoli, ho piazzato i miei amici, ho distrutto il partito e ora sto sul cazzo a tutti“. Nel finale, Crozza saluta con una promessa: “Ciao Giovanni, ci rivediamo a settembre”
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Cronaca del Brexit Britannico (prima parte)

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24 giugno 2016 : i cittadini britannici vanno a votare sull'opportunità o meno di restare in Europa


WAITING FOR GODOT    Gianfranco Uber
(thanks to Samuel Beckett)
23 Jun 2016
(una grazie doveroso a Samuel Beckett).
aspettando i risultati da Londra









Possibili scenari
Portos 15 giugno 2016






Riber 18/06/2016
EURO2016
Franco Stivali

Alle 23 ora di chiusura delle urne secondo gli ultimi sondaggi, il campo in favore del Remain avrebbe un leggero vantaggio.

Alla fine degli scrutini il risultato è ribaltato
 vince il Leave 51.9 % contro il Remain 48.1 %







THE CRYSTAL BALLPiù che clamoroso il fallimento degli exit-poll elettorale sul referendum britannico dovremmo iniziare a considerarlo normale. Come forse qualcuno fa da tempo.
UBER


Ancora una volta smentiti i sondaggi, che preannunciavano una vittoria del 'Remain' nel referendum su Brexit. Il fronte favorevole alla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea è stato sconfitto alle urne, nonostante i primi exit poll dessero in svantaggio gli euroscettici guidati da Nigel Farage, leader del partito per l'indipendenza britannico. Una notte tesa per i due schieramenti, dopo un lungo testa a testa che ha riservato un'amara delusione agli europeisti. L'iniziale scrutinio, infatti, li dava favoriti, al punto che Farage aveva rilasciato alcune dichiarazioni disfattiste durante lo spoglio: "Sembra che il Remain ce la farà", aveva detto a Sky news pochi minuti dopo la chiusura dei seggi. Una competizione combattuta, che ha visto un'alta affluenza: nonostante le forti piogge e l'allerta inondazioni, i britannici si sono recati alle urne per esprimere il loro voto. Poi la batosta per il fronte europeista. Cambiano le prime pagine dei giornali: Farage trionfa e proclama il 23 giugno giorno dell'indipendenza britannica. E il premier David Cameron annuncia le sue dimissioni



(continua)

GB. le vignette del Brexit (2 parte)

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GOD SAVE the QUEEN
Gradimir Smudja



may as well publish today's drawing here. I had to draw SOMETHING. Very painful. Mad Britannia
Andy Davey



Het schone plaatje, zonder tekst.
The Scream 2016 #Brexit #Cameron #Merkel #Rutte
Ruben L. Oppenheimer










Peter Brookes




Volltreffer...England wird Europameister, wetten?
Grolik






Cornwall votes for Brexit then pleads to keep EU fundingCornwall recieves millions of pounds in EU subsidies every year...

http://www.independent.co.uk/news/uk/home-news/brexit-cornwall-issues-plea-for-funding-protection-after-county-overwhelmingly-votes-in-favour-of-a7101311.html
Luc Descheemaeker



Brexiting the Brexit    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
Nuff said.
24 Jun 2016


Britain leave the European Union    Doaa Eladl
Britain voted to leave the European Union
25 Jun 2016


Brexit...    Pedro X. Molina
...
24 Jun 2016


(continua)


BREXIT (terza parte)

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La Brexit vista con gli occhi dei disegnatori italiani.


Europe after Brexit...Is the United Kingdom the first of a long series?
Marco De Angelis



Brexit
Biani

BREXIT OR NOT BREXIT ?
Calma, nessuna paura prego.
Si certo l'eventuale uscita del Regno Unito dalla UE non sarà del tutto indolore e politicamente è una grossa sconfitta, ma da qui a pensare a enormi sconvolgimenti, a mio avviso, ce ne corre.
Forse potrebbe anche rimettere in moto il processo di vera integrazione politica ed economica arenatosi troppo presto.
Uber

BREXIT
 Boris Johnson, Brexit, Ship, UE.

UE, UK, Brexit, Farage


Portos


Brexit
CeciGian








Headxit    Paolo Lombardi
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23 Jun 2016

A dark court jester    Paolo Lombardi
Brexit
25 Jun 2016


Where is England going ? (colors)    Paolo Lombardi
Tardis by Doctor Who
26 Jun 2016


28 giugno 2016 - Il parlamento di Bruxelles reagisce con forza al voto britannico intimando al Regno Unito di velocizzare le pratiche di uscita dall'Unione europea.
© Milko Dalla Battista


Moise
"Mi piace" aggiunto alla Pagina · 27 giugno · Modificato  ·

Editoriale a Fumetti su Mr.Farage e le sue frottolone cosmiche...
Traduzione:
- "Oh mio Dio, che succede?"
- " Tranquillo, è solo un altro Farage-Show!"
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Vignetta su afNews QUA:
http://www.afnews.info/wordpress/2016/06/27/farage-big-balls/
Fonte QUA:
http://www.huffingtonpost.it/2016/06/26/farage-rimangia-promessa_n_10682152.html



Arzuffi



Farage
di Riverso


Giannelli per Il Corriere


Sveglia Europa
Gio /Maria Grazia Quaranta


... occhio per occhio... - i Chinson
Mario Airaghi

Traditi dai coetanei dei Beatles
MASSIMO GRAMELLINI
Per un ragazzo di Londra, l’Europa è la fidanzata spagnola con cui ha amoreggiato durante l’estate del corso Erasmus a Barcellona. Per la vecchietta di Bristol citata dal capo degli ultrà nazionalisti Farage, l’Europa è il migrante nigeriano che attraversa la Manica per togliere il lavoro al figlio inglese della sua vicina. Ha vinto la vecchietta di Bristol, perché ci sono più vecchiette che ragazzi, in questa Europa che non fa più bambini. Non è sconvolgente che a decretare la Brexit sia stata proprio la generazione dei Beatles e dei Rolling Stones, quella che voleva cambiare il mondo e oggi in effetti lo ha cambiato, ma nel senso che se lo è chiuso dietro le spalle a doppia mandata?

COMMENTO - Il ritorno degli egoismi nazionali (Maurizio Molinari)

TESTIMONIANZA - Hanno vinto i razzisti e i furibondi (Alain Elkann)

I giovani, i laureati e i londinesi hanno votato in larga maggioranza per restare. Gli anziani, i meno istruiti e gli inglesi di provincia per andarsene. La prova evidente che si è trattato di una scelta di paura, determinata da persone che, non avendo strumenti conoscitivi adeguati, hanno fatto prevalere la pancia sulla testa e la bile sul cuore. Di fronte all’incertezza del futuro, non hanno reagito con la curiosità ma con la chiusura. La retorica della gente comune ha francamente scocciato. Una democrazia ha bisogno di cittadini evoluti, che conoscano le materie su cui sono chiamati a deliberare. La vecchietta di Bristol sapeva che il suo voto, affossando la sterlina, le avrebbe alleggerito di colpo il portafogli, dal momento che i suonatori di piffero alla Farage si erano ben guardati dal dirglielo?

ANALISI - Adesso il mondo è in bilico (Francesco Guerrera)

Una parte di ragione però la vecchietta di Bristol ce l’ha. Molti di coloro che hanno votato «Leave» pensavano di non avere più niente da perdere. Nessuno fa volentieri la rivoluzione, finché avverte il rischio di rimetterci i risparmi o la sanità e la scuola gratuita per i figli. Il patto sociale su cui la Gran Bretagna e l’Europa si sono rette per sessant’anni garantiva a tutti una speranza crescente di benessere. Ma questa Europa con troppa finanza e poca politica non ha fatto nulla per frenare la caduta libera del lavoro, la smagliatura delle reti di protezione e l’impoverimento della piccola borghesia, che oggi la ripaga con la stessa moneta: disprezzandola.

IL CASO - Adesso la Regina pensa alla reggenza di Carlo (Vittorio Sabadin)

GUIDA - I consigli per i risparmiatori: “Puntare su oro e franchi svizzeri” (Riccio)

Un maestro di tennis ti insegna che sul campo ci sono soltanto due posti dove stare: dietro la linea di fondo o sotto rete. Se traccheggi a metà, vieni infilzato. L’Europa è da troppo tempo a metà campo. O ritorna dietro la linea di fondo, come ha appena fatto la vecchietta di Bristol. Oppure decide di scendere sotto rete. Rimettendo al centro del progetto i cittadini, e non i mercati, e unificando il sistema fiscale, l’esercito e la politica estera. Il primo passo verso quegli Stati Uniti d’Europa in cui anche il ragazzo di Londra non vede l’ora di entrare.


Fontana


Bochicchio


CARTOONSEA: PROROGA DELLA SCADENZA, LA GIURIA, LE MOSTRE

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CARTOONSEA: PROROGA DELLA SCADENZA, LA GIURIA, LE MOSTRE

LA PROROGA DELLA SCADENZA
È stata prorogata fino al 6 luglio 2016 la scadenza del bando per partecipare alla VIII edizione del Premio Nazionale di Umorismo e Satira CartoonSEA, un importante concorso nazionale ideato e promosso dall’azienda SEA Gruppo srl di Fano (PU).
Tutti i vignettisti, illustratori, cartoonists, autori satirici e grafici italiani sono invitati ad esprimersi sul
tema“MISURE STRAORDINARIE – Mettiamo in sicurezza il lavoro!” (Provvedimenti per tutelare la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro).

LA GIURIA
La giuria, impaziente di esaminare tutte le numerose candidature che stanno pervenendo, è così composta:
- Lele Corvi - vincitore Grand Prix CartoonSEA 2015 - Presidente di Giuria

- Andrea Pecchia - vincitore Prix CartoonSEA 2015
- Giuliano Rossetti - vincitore Prix CartoonSEA 2015
- Michele Ambrosini - artista e direttore artistico CartoonSEA
- Oscardo Severi - SEA Gruppo srl
- Luciana Forlani - SEA Gruppo srl

I risultati della decisione della Giuria saranno resi noti a metà Luglio tramite la Fan Page di Facebook e mediante e-mail rivolta a tutti gli autori partecipanti.

I PREMI
1 GRANPRIX CARTOONSEA – 1.000 €
2 PRIX CARTOONSEA – 500 € cadauno
1 PREMIO SPECIALE "FRANCO ORIGONE" (dedicato esclusivamente agli under 29) - 200 €

LE MOSTRE
Le vignette vincitrici e altre opere selezionate dalla Giuria tra tutte quelle pervenute entreranno a far parte della mostra che avrà luogo dal 23 Luglio al 7 Agosto presso il Bastione Sangallo, Fano (PU) e faranno parte del catalogo CartoonSEA 2016. Come di consueto, il vincitore del Gran Prix 2015 Lele Corvi esporrà una selezione dei propri lavori con una mostra personale negli stessi spazi del Bastione Sangallo.

Il termine ultimo per l’ammissione al Premio CartoonSEA, lo ricordiamo, è prorogato al 6 luglio 2015.
Il bando, completo di ogni dettaglio, è disponibile sul sito
www.premiocartoonsea.it
Per tutte le novità e gli aggiornamenti seguici su Facebook!

Ufficio Stampa CartoonSEA
press@premiocartoonsea.it
0721-860053 

Via P. Borsellino 12/d
61032 Fano (PU)

Concorso: Una vignetta per l’Europa 2016

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Una vignetta per l’Europa

Immigrazione, crisi economica, partiti xenofobi, movimenti per i diritti civili, disoccupazione sono alcuni dei temi che hanno continuato a riempire le pagine dei giornali anche nell’ultimo anno. Ma le parole non sono l’unico modo per riflettere sull’attualità politica europea: spesso le vignette possono essere molto più efficaci.
Per questo la Rappresentanza in Italia della Commissione europea in collaborazione con Internazionale e con la partecipazione di Voxeurop.eu ha indetto la sesta edizione del concorso per premiare la migliore vignetta politica pubblicata sulla stampa italiana negli ultimi mesi.
I termini per partecipare al concorso scadono il 6 luglio. Le vignette potranno essere votate a partire dal 15 luglio su facebook.com/internazionale. Il voto del pubblico, insieme a quello della giuria composta da giornalisti e vignettisti, decreterà le cinque vignette vincitrici che saranno premiate durante il festival di Internazionale a Ferrara 2016.

La vignetta di Marilena Nardi, vincitrice del concorso 2015.

Immigration, economic crisis, xenophobic parties, civil rights movements, unemployment: these issues have received extensive media coverage in the last year, but words are not the only way to reflect on the news. To dispel the uncertainty enveloping the European Union, a cartoon may be more effective than a thousand words.
For this reason the European Commission, in partnership with Internazionale and Voxeurop.eu, has launched a contest to pick the best political cartoon featured in the Italian press in 2015.
The deadline for submitting the application is the 6th July. The vote will open on the 15th July on facebook.com/internazionale. The public vote, together with that of the jury of journalists and cartoonists, will choose the five winners that will be awarded during the 2016 Internazionale festival in Ferrara.

BREXIT, HA VINTO IL "SÌ" PERCHÉ NESSUNO PENSA PIÙ AL BENE COMUNE

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Jo Cox
Attenuatasi la sbornia brexit, mi andava proprio di ricordarla.
Mauro Biani


BREXIT, HA VINTO IL "SÌ" PERCHÉ NESSUNO PENSA PIÙ AL BENE COMUNE
24/06/2016  L'analisi di una delle figure cattoliche più eminenti del Regno Unito: «Ciascuno ha pensato soltanto al proprio interesse personale, egoistico. Le classi dirigenti hanno fatto così e anche i cittadini. E il terribile omicidio della meravigliosa parlamentare Jo Cox ha messo in luce il divario tra l'establishment e la gente, impoverita e privata di sogni».
(Sopra: il teologo domenicano Timothy Radcliffe)
di Silvia Guzzetti

Timothy Radcliffe, domenicano, teologo famosissimo, già responsabile generale del suo ordine, tra il 1992 e il 2001, è deluso. Ha votato per rimanere in quell’Europa nella quale crede profondamente ma la maggioranza dei suoi concittadini l’hanno pensata diversamente portando il Regno Unito fuori dall’Unione Europea. “Mi dispiace moltissimo che siamo arrivati a questo punto e ho sperato , fino all’ultimo momento, che il voto per rimanere prevalesse”, dice Radcliffe, “L’unico aspetto positivo di questo voto può essere che, come nazione, potremmo essere incoraggiati a riflettere su come possiamo arrivare, in questo paese, ad avere un sistema politico che è più vicino alle preoccupazioni della maggior parte dei cittadini così che possano sentirsi ascoltati dai loro leader politici”.

Secondo Radcliffe il voto ha messo in luce”il profondo divario che esiste tra i parlamentari, quasi tutti a favore del voto per restare in Europa e la gente comune, alienata dall’establishment. In questo vuoto si sono inseriti populisti come il leader del partito antiEuropa Nigel Farage e il conservatore Boris Johnson”. “Senz’altro adesso il partito nazionalista scozzese userà il voto “leave” per chiedere un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia”, continua il famoso teologo, “Se il voto fosse positivo comporterebbe la rottura del Regno unito. Sospetto che, a questo punto il Primo Ministro David Cameron si sia pentito profondamente di aver proposto questo referendum”. 

“Entriamo, da oggi, in un periodo di turbolenza politica perchè il partito conservatore è profondamente diviso tra chi era a favore e chi era contro l’Unione Europea”, dice ancora Radcliffe, “Il linguaggio usato durante la campagna elettorale, tra membri stessi del governo, è stato brutale, pieno di rabbia e disprezzo a tal punto che è difficile immaginare che persone che si sono insultate così possano tornare a collaborare in modo amichevole”. “Le cose non sono andate meglio nel partito laburista, anch’esso diviso sul tema Europa”, spiega ancora il famoso domenicano, “Il leader Labour, Jeremy Corbyn, esce male da questo voto. E’ stato accusato di non essersi battuto con forza sufficiente perché la Gran Bretagna rimanesse nella Ue. A parole di è detto a favore ma è stato euroscettico per tutta la sua vita e non ha convinto nessuno durante la campagna elettorale”. 

Secondo il teologo responsabili del voto sono i tabloids popolari, il “Sun”, per esempio, letto da 13 milioni di britannici, che hanno usato un linguaggio molto aggressivo nei confronti della Ue sfruttando le paure della gente comune nei confronti degli immigrati europei che spesso portano via il lavoro alle classi più povere abbassando le tariffe. All’inizio della campagna elettorale chi voleva rimanere nella Ue era in vantaggio ma, con la crisi dell’immigrazione, i britannici hanno voluto chiudere le frontiere”. Per Radcliffe “è mancata una discussione matura, intelligente nella quale si cercasse davvero il bene comune non soltanto per questo paese ma per l’intera Europa. Ciascuno ha pensato soltanto al proprio interesse personale, egoistico. Le classi dirigenti hanno fatto così e anche i cittadini comuni”. E conclude padre Radcliffe: "Il terribile omicidio della meravigliosa parlamentare Jo Cox ha messo in luce il divario tra l'establishment e la gente commune, impoverita e privata di possibilità, che cede all'estremismo di destra, e risponde alla difficile situazione nella quale si trova con una cieca violenza".

Elie Wiesel

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È morto Elie Wiesel
Raccontò la sua esperienza di sopravvissuto all'Olocausto nel famoso "La notte" e vinse il Nobel per la pace nel 1986: aveva 87 anni
Nato in Romania, rinchiuso nel ghetto e poi ad Auschwitz...


Elie Wiesel
BY STEVE GREENBERG, JEWISH JOURNAL OF GREATER LOS ANGELES  -  7/2/2016




"Prendi posizione.La neutralità favorisce sempre l'oppressore.Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, mai il torturato" #ElieWiesel.




Elie Wiesel
Alex Pereira By Alex Pereira
on October 19, 2010

"Il contrario dell'amore non è l'odio ma l'indifferenza".#ElieWiesel





Obama Iran Israel 
BY GARY MCCOY, CAGLE CARTOONS  -  3/9/2015



Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. 
#ElieWiesel



Wiesel, weaponized
By Eli Valley

Nobel Prize winner and Holocaust survivor Eli Wiesel published a new ad campaign in major newspapers across the U.S., in which he claims that the war between Gaza and Israel is a battle between “those who celebrate life and those who champion death,” and refers to “child sacrifice” and “worshippers of death cults.”




Chi ascolta un superstite dell'Olocausto diventa a sua volta un testimone#ElieWiesel




Attentati : ieri Istambul, poi Dacca, subito dopo Bagdad e domani?

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-TERRORISMO E INVOLUCIÓN
El Universal 2/7/16
Boligan




Istanbul est pas moi?


Evidentemente no. La tour Eiffel e la mole Antonelli non si tingono di rosso con la falce di luna e la stella bianca.  Nessuna marcia dei capi di Stato, no bandiere, concerti, stadi, vip, testate, simboli, simbologie e simbolismi a mezz’asta… No perché, a parte provare pena un po’ più ficcante per quei morti deflagrati e i feriti ustionati (a differenza di quella che proviamo per la quotidianità nelle terre teatri di guerra/terrorismo), quel  fatto rientra negliordinari fatti terroristici che non ci coinvolgono come ci hanno coinvolto (i media) con Parigi e Bruxelles…
Ciascuno di noi che desiderasse veramente capire il perché di questa politica del terrore dovrebbe prima di tutto saper rispondere alla domanda: perché io non sono (anche) Istanbul?
Ben Istanbul olduğum…
30 giugno 2016


Istanbul Ataturk airport attack: 41 dead and more than 230 hurt
#IstanbulAttack #AtaturkAirport

http://www.indiatimes.com/news/world/istanbulblast-fails-to-unite-the-world-like-paris-and-brussels-terror-attacks-but-why-257555.html

http://www.demorgen.be/buitenland/we-huilden-om-parijs-we-huilden-om-brussel-waar-zijn-de-tranen-voor-istanboel-b90fa02c/

De Morgen

Luc Descheemaeker



Terror Roulette   Tjeerd Royaards
Another attack in Turkey. What are the odds?
29 Jun 2016



ISIS terror in Baghdad
BY EMAD HAJJAJ, JORDAN  -  7/4/2016 12:00:00 AM


#dhaka #terror attack #terrorisnoreligion
IRAQ violence: IS bombing kills 125 Ramadan shoppers in Baghdad
http://www.bbc.com/news/world-middle-east-36696568
http://www.demorgen.be/buitenland/minister-gijzeling-was-niet-het-werk-van-is-bd42fde6/
Descheemaeker Luc



Dacca
CeciGian




ISIS smiling in Dhaka    Paolo Lombardi
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03 Jul 2016









La vera rivoluzione è la pace
Perchè non accendiamo la luce?

Gio / MariaGrazia Quaranta


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Nota:

Il sopravvissuto
MASSIMO GRAMELLINI
Gianni Boschetti è l’uomo di cui tutti parlano e che nessuno invidia. Il vedovo di Claudia D’Antona, una delle nove vittime di Dacca. Colui che si è nascosto dietro un cespuglio mentre i terroristi rastrellavano gli italiani e la moglie gridava il suo nome. Sei ore è rimasto in quel cespuglio e forse non ci uscirà più, benché adesso transiti da una tv all’altra per tenere a bada il senso di colpa. Se fosse venuto allo scoperto, isolato e disarmato com’era, sarebbe morto anche lui. Ma sarebbe morto con lei.

Nelle chiacchiere ci si divide in due partiti. Quello di chi sostiene le supreme ragioni dell’istinto di sopravvivenza. E quello di chi fa prevalere l’impulso di correre dalla persona amata, pur sapendo che rispondere alla sua invocazione d’aiuto significava andare incontro a un destino segnato. Segnato, ma comune. Nell’uomo che assiste alla carneficina rintanato dietro un cespuglio qualcuno ha visto l’emblema dell’occidentale moderno. Ma è ingeneroso mettere a confronto il suo attaccamento alla vita con il sublime disinteresse manifestato dal giovane islamico a cui i terroristi avevano intimato di andarsene e che invece è voluto restare, e morire, accanto alla ragazza che amava. A parole è facilissimo uscire da quel cespuglio. Nella realtà nessuno ha i titoli per ergersi a giudice del sopravvissuto Gianni Boschetti perché nessuno si conosce talmente bene da sapere come si sarebbe comportato al suo posto, se avesse avuto la disgrazia di trovarcisi

Povera Europa!

Valentino Zeichen

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Per Valentino Zeichen
Marilena Nardi



"Lo apprendo qui su Fb da Simone Carella. Sappiate che a Roma è morto il poeta Valentino Zeichen sia povero che dandy che persona squisita. Negli anni Settanta attraversò il giro del teatro Off, soprattutto il beat 72 di Simone Carella e Ulisse Benedetti, le ore delle serate dell'avanguardia e le nostre vite di ragazzi del Male. Valentino, ti abbraccio con affetto e anzi oltre che al grande poeta mi inchino al povero più elegantemente stoico che io abbia mai conosciuto."
Alessandro Schwed





Nel buio dell’estasi
mi illudevo mentre tu
rimanevi povero.
Non mi è restato che lasciarti
Valentino Zeichen

di Costantini


"La mia poesia è senza speranza. Non parlo di mondi onirici. Nella mia poesia entra la comicità, l'ironia, la precisione. Ci sento lo zampino della matrigna. E quindi la diffidenza verso il sentimento. O meglio: verso la menzogna del sentimento. Esiste una purezza della poesia alla quale sono fedele... l'esclusione del cuore. Non mento mai. Il meccanismo della scrittura può ingannare il lettore, ma non la sostanza che abita la poesia".

da Ritratto di Valentino Zeichen


Valentino Zeichen
di Riccardo Mannelli

Zeichen, addio al poeta dei segreti e del paradosso
Aveva 78 anni, era nato a Fiume nel 1938
(ANSA) - ROMA, 5 LUG - Un poeta narrativo, "del racconto, molto veloce e simultaneo, soprattutto nei tempi di Internet". Così si sentiva Valentino Zeichen, morto oggi a 78 anni al Santa Lucia di Roma dove era in riabilitazione dopo l'ictus che lo aveva colpito lo scorso 17 aprile e dal quale sembrava si stesse riprendendo bene. Per lui si erano mobilitati amici, estimatori e il mondo intellettuale e politico per il riconoscimento del vitalizio della legge Bacchelli, conferita lo scorso maggio. Un riconoscimento sul quale aveva in passato ironizzato definendolo il 'Nobel della miseria'. Lascia la figlia Marta. "Sempre un passo indietro e sempre un passo oltre, ci mancherà molto" ha sottolineato il presidente del Consiglio Matteo Renzi di questo poeta pieno di segreti, "stregato" come lui diceva di sentirsi dopo la candidatura al Premio Strega 2016 con il suo unico scanzonato e poetico romanzo 'La sumera'. Uno scrittore che lavorava come "un chimico che fa prodotti sofisticati" anche se sapeva essere molto lirico come nella poesia 'A Evelina', dedicata alla madre che aveva perso da piccolo, che era la sua preferita ed è anche l'ultima che ha letto in pubblico, alla libreria Mondadori di via Piave a Roma. Questi i primi versi: "Dove saranno finiti/la veduta marina,/il secchiello e la paletta,/e i granelli di sabbia/che l'istantaneo prodigio/tramutò in attimi fuggenti,/travisandoli dal nulla/in un altro nulla?". Originario di Fiume dove era nato nel 1938, ha vissuto per quarant'anni vicino a Piazza del Popolo, in una baracca al Flaminio a cui era molto legato che era diventata una leggenda. Un pò come la sua vita di poeta dai modi snob, dandy e libertino che nei primi anni romani girava con i pantaloni tenuto dallo spago mantenendo la sua strana eleganza, come ricorda l'amico Aurelio Picca. "E' stato l'ultimo degli scrittori - dice Picca che con Renato Minore ha sostenuto la sua candidatura allo Strega - ad aver creato una leggenda esistenziale. Gli ultimi scrittori a farlo sono stati quelli nati negli anni Dieci e Venti, Alberto Moravia, Anna Maria Ortese. Ora si scrivono libri e punto". Autore di numerose raccolte di poesie - dal 1974 quando uscì la prima 'Area di rigore', pubblicate negli ultimi anni negli 'Oscar Mondadori', Zeichen aveva il gusto dell'ironia e del paradosso e dopo 'La sumera' voleva continuare sulla strada della narrativa. Stava infatti lavorando a un nuovo romanzo che si portava sempre dietro, 'Invidia contro invidia' del quale aveva "alcuni foglietti in tasca quando ha avuto l'ictus" racconta Elido Fazi al quale Zeichen aveva affidato negli anni i suoi Diari "12-15 quaderni scritti a mano, molto ordinati". "Adesso vedremo se pubblicarli. Ci sono poesie, commenti, pensieri" spiega l'editore con il quale prima de 'La sumera' sono usciti nel 2000 'Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio' in cui la città eterna è simbolo ed emblema fisico e sentimentale della bellezza e del tempo che passa, nel 2010 'Aforismi d'autunno' dove ha sperimentato un genere nuovo in cui la composizione è legata ai cambi dei colori della natura in autunno e nel 2011 'Il testamento di Anita Garibaldi', un monologo dedicato agli ultimi giorni di vita dell'eroe dei due mondi. Uscito per la prima volta nel 1988 'La sumera' era stato completamente rivisto con l'aggiunta di un nuovo capitolo nell'edizione uscita nel 2015. Tra gli altri libri 'Gibilterra' (Mondadori), tra i suoi preferiti e poi sempre per Mondadori 'Metafisica tascabile' e 'Casa di rieducazione'. Con la poesia non "ho più nulla da dire" aveva sottolineato Zeichen parlando con l'Ansa, nei giorni della sua candidatura allo Strega, della narrativa come "di un abisso di fantasmi, di cose reali". Alla clinica Santa Lucia ha scherzato fino all'ultimo con il suo editore su questa sua nuova grande fase mistica. "Aveva ripreso a parlare benissimo. Era sempre tra la battuta e la verita'" come ricorda Fazi.

Tony Blair deve essere processato per crimini di guerra.

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“Ingiustificata la guerra a Saddam”. Il rapporto Chilcot inchioda Blair
Pubblicata l’inchiesta sulle responsabilità britanniche: sottovalutate le conseguenze. L’ex premier ribatte alle accuse: «Ho agito in buona fede, oggi prenderei le stesse decisioni»
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Cartoon of the Day: Yeah! Tony Blair must face war crimes charges! Via @alqudsalarabi http://www.alquds.co.uk/?p=562165&device=phone …
Latuff












Dopo sette anni di lavori e di rinvii la commissione presieduta da John Chilcot, istituita nel 2009 dall’allora premier laburista Gordon Brown per indagare le motivazioni della guerra in Iraq, ha reso noto il suo rapporto. Un testo sterminato, lungo quattro volte «Guerra e pace» di Tolstoj, lascia ora agli storici il più devastante atto accusa nei confronti di un ex premier britannico, Tony Blair, che quella guerra la appoggiò e la favorì senza riserve.

La commissione ha ascoltato 129 testimoni, che hanno pronunciato 2,5 milioni di parole registrate in 150 mila documenti e in 911 paragrafi, incredibile assonanza con il 9-11 dal quale tutto è cominciato. Gli elementi di accusa sono pesantissimi: la guerra non era l’ultima risorsa disponibile, non tutte le opzioni sono state esaminate; Blair ha esagerato nelle comunicazioni al Parlamento il pericolo rappresentato dall’Iraq; la colpa è anche dei servizi segreti, che hanno fornito informazioni inesatte sulle armi di distruzione di massa irachene; non era vero che Saddam rappresentasse una minaccia incombente; è falso che non partecipare alla guerra avrebbe compromesso il rapporto con gli Usa; è vero che Blair disse a George Bush, prima del voto in Parlamento: «Sarò con te comunque»; le conseguenze dell’invasione sono state ampiamente sottovalutate; l’esercito è stato mandato in Iraq impreparato e male equipaggiato; per rimediare, i soldati sono stati costretti all’umiliazione di stringere accordi con i militari iracheni; Stati Uniti e Gran Bretagna, per fare la guerra, hanno minato l’autorità del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e l’intera operazione è stata un fallimento.

Il rapporto ha lasciato comunque a Blair una via di fuga. Da scafato combattente dell’arena politica qual è, l’ex premier ha affrontato due ore di conferenza stampa per ribattere alle accuse, con voce incrinata al momento giusto, quando ha chiesto scusa per i 179 soldati britannici morti. Come fanno i leader più esperti, si è assunto ogni responsabilità dell’accaduto, lasciando però intendere tra le righe che le colpe sono di altri. «Ho agito in buona fede», ha detto, e ha aggiunto che «sulla base delle conoscenze disponibili, oggi prenderei le stesse decisioni». I servizi segreti, ha precisato, sono separati dal governo: è sottinteso che la colpa è loro. «Il rapporto prova - ha detto - che non ci sono state falsificazioni, né accordi segreti, né comunicazioni ingannevoli del governo». E cosa voleva dire «sarò con te comunque?», gli hanno chiesto. «Anche nel caso di complicazioni politiche», ha risposto. E le conseguenze della guerra? «Molti stanno meglio adesso, e il terrorismo attuale non ha rapporti con la caduta di Saddam».

L’Associazione dei famigliari delle vittime, che tanto si è battuta per l’indagine, si è limitata a sperare che il rapporto serva a cambiare le procedure con le quali il Regno Unito va in guerra. Ma i parenti dei soldati morti sono stati più duri nelle interviste: «È Blair il vero terrorista», ha detto la sorella di un caduto. Jeremy Corbyn, attuale leader del partito di Blair, si è scusato a nome dei laburisti: nel 2003 lui aveva votato contro la guerra. Il premier Cameron si è limitato ad auspicare che si tragga una lezione da tutto questo. Difficilmente Blair potrà essere incriminato per il rapporto Chilcot. Ma le sue speranze di essere nominato negoziatore della Brexit con l’Unione Europea sono diventate inconsistenti, e non c’è più alcun ruolo politico nel suo futuro.
(fonte)

Stalking

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Dal Fatto Quotidiano




Stalking, nel 2016 due vittime al giorno. Le donne e le loro storie: dai pedinamenti alle botte

di  | 4 luglio 2016

“Ti apro la pancia, brutta puttana”. Buongiorno. Neanche il tempo di aprire gli occhi e già capisci come andrà la giornata. Uno, due, dieci messaggi; quindici squilli anonimi, e non sei neanche uscita di casa. Un biglietto sulla macchina, “Troia”, proprio mentre stai facendo salire i bambini. Ti guardi attorno, convinta che ci siano i suoi occhi a spiarti, nascosti da qualche parte. In ufficio la tua collega ti viene a dire che l’ha chiamata, si è mostrato gentile e premuroso, innamorato di te e in pena per i vostri figli: le ha chiesto di convincerti a tornare insieme. E lo stesso ha fatto con tua madre. Come se fosse un’altra persona. Inutile provare a dire che si è rivelato un mostro, l’uomo che hai sposato dieci anni fa e che poi hai deciso di lasciare perché l’amore, spesso, finisce. L’amore finisce, il possesso no, almeno secondo lui che non si rassegna: sei roba sua, perché la donna appartiene all’uomo, è così che gli hanno insegnato, sua madre non ha mai abbandonato suo padre come stai facendo tu. E dire che l’hai già denunciato. Stalking, si chiama, e c’è una legge e c’è un articolo del Codice penale, il 612 bis, che punisce chi commette atti persecutori con una pena dasei mesi a cinque anni, pena aumentata se “il fatto è commesso da coniuge (anche ex) o da persona che sia stata legata da relazione affettiva”. La denuncia sta facendo il suo iter, è stato emesso un provvedimento di non avvicinamento, e (forse) lui lo rispetta anche. Ma tu hai paura lo stesso, temi che la sua ossessione si trasformi in omicidio. Il tuo.
Il testo del 2009, un buon testoIl disegno di legge sullo stalking (dall’inglese to stalk: seguire, braccare) è stato approvato dalla Camera il 29 gennaio 2009. Il reato corrispondente è stato poi introdotto nel decreto sicurezza del novembre dello stesso anno (convertito nella legge 38/2009). Secondo l’Istat, tre milioni e 466 mila donne italiane hanno subito stalking nel corso della loro vita, una popolazione quasi pari a quella di Alessandria d’Egitto. Tra queste, un milione e 524 mila l’ha subito dall’ex. Il ministero dell’Interno ha calcolato che tra il 2014 e il 2015 (dati da marzo 2013 a marzo 2014, e poi dallo stesso mese del 2014 allo stesso mese del 2015) gli atti persecutori denunciati sono calati di 1.805 unità, passando da 11.834 a 10.029. Numeri che fanno comunque impressione, soprattutto perché non calcolano il non denunciato. L’associazione Telefono Rosa, che si occupa di violenza sulle donne e di stalking coordina un numero verde, il 1522, cui possono rivolgersi le vittime. Dal primo gennaio 2016 al 29 giugno, le vittime di stalking sono state 441, due/tre al giorno.
Portare a casa la pelle, quando è possibile“Dopo l’estate aumenteranno – commenta sconsolata la presidente,Gabriella Carnieri Moscatelli –. È sempre così. Il problema è che purtroppo, a volte, non abbiamo soluzioni immediate da offrire. I posti nelle case sono pochi. L’altro giorno è venuta una donna laureata, mamma di due figli. Lei e suo marito vivono da separati in casa, ma lui la massacra di mail e telefonate. Ha paura di denunciare perché, giustamente, pensa: ‘Se lui lo viene a sapere e io non ho ancora una protezione, è peggio’. Lo farà non appena avremo un posto in cui trasferirla”. I posti nelle case-rifugio nel Lazio sono 12 per le donne e 15 per i bambini: una goccia nell’oceano.
Su cosa intervenire prima che sia tardi“La legge del 2009 è un’ottima legge – prosegue Carnieri Moscatelli –. Il problema sono i tempi della giustizia. Le denunce finiscono sul tavolo dei giudici, che sappiamo come son messi. Passa troppo tempo tra la denuncia e la salvezza, per questo molte donne temono di aggravare la situazione. Faccio però un appello alle stesse vittime: quando fate una denuncia, portate tutte le prove, sms, telefonate, mail, trovate testimoni. Un giudice, senza prove, non può nulla”. E poi, ovviamente, bisognerebbe fare prevenzione: “A Roma, dieci anni fa, abbiamo avviato una sperimentazione nelle scuole che ha dato ottimi risultati” afferma la presidente di Telefono Rosa. Ora, invece, non si fa più niente: “Ci troveremo una generazione di violenti, perché con i nuovi strumenti tecnologici le persecuzioni sono più rapide e difficilmente arginabili. I ragazzi si scambiano le password al posto dell’anello”.
Non sottovalutare i campanelli d’allarmeMa quando preoccuparsi? Quando cominciare a pensare che queicomportamenti insistenti forse non sono soltanto espressione di un grande amore? Innanzi tutto quando tutte quelle attenzioni sono non richieste; quando le telefonate o gli sms, anche in mancanza di risposta, si trasformano in insulti o in minacce; quando lo si ritrova appostato all’angolo ad aspettare; quando vengono da lui interessati gli amici o i parenti; quando ci danneggia l’auto. O quando (cosa che dovrebbe essere ovvia, ma ovvia – purtroppo – non è) parte il primo schiaffo. La maggioranza deifemminicidi è frutto di un climax, all’origine del quale si annoverano episodi di stalking. “Non esiste un ‘ultimo appuntamento’ – conclude Carnieri Moscatelli –, non lo concedete mai. E se proprio dovete incontrarlo, fatelo in compagnia della forza pubblica”.
Il reato è procedibile a querela, tranne nei casi in cui il fatto sia commesso nei confronti di un minore o di un disabile, insieme con un altro delitto perseguibile d’ufficio o nel caso in cui il soggetto sia stato precedentemente ammonito. Quest’ultima possibilità prevede che la vittima si presenti in caserma e chieda una forma di tutela: il molestatore (o la molestatrice) sarà chiamata e “ammonita”, senza che per questo si instauri un procedimento penale.
Come riconoscerli: identikit di un serialeI carabinieri hanno individuato cinque tipologie.
1) Il “risentito” è un ex che vuole vendicarsi per la rottura della relazione causata, a suo avviso, da motivi ingiusti. È colui che lede l’immagine della persona (per esempio postando foto su Internet) o danneggiando cose di sua proprietà;
2) Il “bisognoso d’affetto” fraintende l’empatia e l’offerta di aiuto da parte dell’atra persona come segno di interesse sentimentale. Costoro non si fermano davanti al rifiuto e immaginano che, prima o poi, le cose cambieranno;
3) Il “corteggiatore” manifesta una pessima abilità relazionale che si traduce in comportamenti opprimenti ed invadenti. Ne sanno qualcosa Michelle Hunziker, Catherine Spaak, Monica Leofreddi e, uomo tra le donne, Flavio Insinna.
4) Il “respinto” è colui che compie atti persecutori in reazione a un rifiuto. È ondivago: passa dal desiderio di ristabilire la relazione a quello di vendetta;
5) Il “predatore” è lo stalker che ambisce ad avere rapporti sessuali con una vittima che può essere pedinata e spaventata. La paura, infatti, lo eccita.
La formazione degli operatoriLe donne vengono davvero tutelate? “Dipende da chi si trovano davanti – spiega l’avvocato Antonella Faieta, che assiste donne vittime di stalking e violenza –. Ci sono commissariati o stazioni dei carabinieri in cui il personale non è abbastanza competente, non sa compilare bene una denuncia o, peggio, minimizza il problema. Ce ne sono altri in cui il funzionario di turno lascia alla vittima addirittura il numero di telefono personale. La stessa cosa vale per i servizi socio-assistenziali. Servirebbe una formazione capillare: le donne vanno accolte e poi seguite. Non si può pensare di trasmettere una denuncia all’autorità giudiziaria e poi disinteressarsene”. Proprio per favorire il dialogo, la polizia, in via sperimentale, manderà un camper due sabati al mese in 14 città, da nord a sud. Il tentativo è quello di avvicinare le donne (o chi per loro, se le vittime non se la sentono) al personale. L’indicazione, sempre e ovunque, è la stessa: se un uomo comincia a perseguitarti, non aspettare, chiedi aiuto. Più andrai oltre, più sarà difficile bloccarlo.

Colgo l'occasione dell'articolo sullo stalking con l'illustrazione di Marilena Nardi per aggiungerne altri disegni di questa splendida artista sull'amore femminile e il difficile rapporto con l'altro sesso.
Seguono in ordine 'pane ed amore', 'rosa d'amore', 'l'amore asfissiante', 'l'amore appassionato' e 'dell'amore il peso'.





Il sito di Marilena Nardi: www.marilenanardi.it

Theresa May è il nuovo primo ministro britannico.

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Christian Adams ‏@Adamstoon1
My #TheresaMay #TheresaMayPM @Telegraph cartoon


LONDRA - Theresa Mayè il nuovo primo ministro britannico. Andrea Leadsom, il sottosegretario all'energia, ha rinunciato alla corsa per la leadership del partito e quindi al celebre alloggio al numero 10 di Downing street e David Cameron, il premier uscente, ha annunciato che si dimetterà entro mercoledì sera, dopo l’ultimo question time, ed è «felice» di sostenerla. Non sarà la bionda combattente di Leave, dunque, il prossimo premier, ma il ministro degli interni Theresa May, debole sostenitrice di Remain, che ha raccolto il maggior sostegno parlamentare.

Theresa May 
by Peter Brookes for The Times 12/07//2016



IL PROFILO  11 luglio 2016
Fredda, competente, determinata: in campo la «Merkel britannica»
All'indomani del referendum del 23 giugno sulla Brexit, Cameron aveva annunciato la sua intenzione di dimettersi entro la conferenza del partito conservatore di ottobre. Ma il susseguirsi dei fatti ha accelerato i tempi e ha definitivamente messo la May sulle tracce di Margaret Thatcher, prima e unica premier donna nella storia del Regno Unito. L’attuale ministro dell’Interno sostituisce quindi David Cameron alla testa dei Tory e del Paese con una procedura senza precedenti, il vaglio del 1922 Committee, l'organismo che regola le norme interne dei Tory. L’annuncio che May è la nuova leader del partito è stato già dato nel pomeriggio da Graham Brady, presidente del comitato dei deputati conservatori.

Dessin de mardi: Theresa #May devient Première ministre britannique. —
Guy Badeaux (@guybadeaux)


IL FOCUS  8 luglio 2016
Brexit, quel pasticciaccio brutto dei rampolli dell’Oxford Union
Se sarò io a diventare premier «la Gran Bretagna sicuramente uscirà dalla Ue». Così Theresa May stamane aveva presentato la sua piattaforma economica, un vero e proprio manifesto politico dal titolo emblematico: «Un Paese che lavora per tutti, non solo per pochi privilegiati». «Brexit significa Brexit», ha ripetuto May impegnandosi ad attuare la vittoria di Leave del referendum pur avendo appoggiato (tiepidamente) Remain durante la campagna referndaria. May ha poi promesso «cambiamenti» anche in economia, con un'impronta più sociale e più spazio ai lavoratori nella governance delle aziende. In particolare, ha promesso di prendere di mira gli «interessi acquisiti» facendo entrare rappresentanti dei lavoratori nei consigli delle aziende.

Theresa May
di Daniel Murphy

May ha parlato di «un malsano e crescente divario tra le paghe dei capi e quelle degli impiegati» e si è impegnata a reprimere «l’evasione fiscale individuale e d’impresa» e a difendere il Paese dalle acquisizioni dall’estero fatte con l’unico scopo di abbassare il carico fiscale. Ha inoltre promesso di avviare un programma di costruzione di nuove case - il tema degli alloggi e dei prezzi troppo alti nelle grandi città è uno dei più delicati in Gran Bretagna - e di abbassare i costi dell’energia. (fonte)




















Come che sia, è l’ennesimo caso di ritiro o dimissioni provocate dal terremoto di Brexit: prima si è fatto da parte Cameron per la sconfitta subita nel referendum, in cui si era battuto per Remain; quindi Boris Johnson, leader della campagna per Brexit, per il “tradimento” del suo alleato Michael Gove, il ministro degli Interni che si è candidato al suo posto alla leadership dei conservatori accusandolo di non avere la stoffa per fare il premier; poi Nigel Farage, leader dell’Ukip, il partito anti europeista che ha per primo lottato per avere un referendum sulla Ue, ha dato le dimissioni affermando di avere raggiunto lo scopo e di voler tornare a vita privata. Qualcuno aggiunge a tutto questo, ironicamente, anche le dimissioni di Roy Hodgson da allenatore della nazionale di calcio, dopo l’eliminazione dell’Inghilterra dagli Europei.

E la caduta dei leader politici potrebbe non essere finita: sempre oggi Angela Eagle, deputata laburista, ha pronunciato il suo primo discorso da sfidante di Jeremy Corbyn per la leadership del Labour. Le primarie del Labour si terranno nel corso dell’estate, a meno che Corbyn non ci ripensi e si ritiri a sua volta. In Gran Bretagna, entro breve tempo, potrebbero esserci due donne a guidare governo e opposizione. (fonte)







Gestori telefonici: noi in linea, loro all’ingrasso?

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© Milko Dalla Battista


Gestori telefonici: noi in linea, loro all’ingrasso?

di Nadia Redoglia
Milioni di cittadini appartengono al mondo della telefonia fissa e mobile. E’ mercato che frutta miliardi. Eppure oggi, in Italia, è ancora praticamente impossibile trovare trasparenza nell’applicabilità della sua regolamentazione. Di fatto non sussiste chiarezza nelle relazioni tra il gestore telefonico e l’utente ed è perciò che dall’inizio alla fine del rapporto (stante le lacune ci è difficile, giuridicamente, definirlo contrattuale) è il cittadino a rivelarsi parte più debole e dunque più vulnerabile nel subire possibili e potenziali soprusi. Libero mercato? No, mercato libero per una sola parte contraente.
Vediamo. Ci è stata fornita una fattura del maggio 2016 in capo a utente che ha esercitato il suo diritto di migrazione verso altro operatore. Tra i vari importi appare anche “costo per attività di migrazione servizio verso altro operatore”, unica voce peraltro non soggetta a IVA, ammontante a 35 euro. Il nostro utente pagò in termine la fattura decurtando però quel costo per il quale, per ottemperarvi,  chiese spiegazioni richiamando gli estremi di legge e chiedendo documentazione comprovante.  Il tutto inviato per conoscenza  all’AGCOM affinché rilevasse l’esposto. Da entrambi non ha però ricevuto risposta. E’ però giunto il sollecito dal gestore a pagare il residuo senza alcuna spiegazione, men che meno supporti giustificativi.
Premessa:  la legge 40/07 -decreto Bersani- e successive linee guida AGCOM hanno stabilito che l’utente ha facoltà  di trasferire l’utenza presso altro operatore senza vincoli temporali e che, in ogni caso, non deve versare alcuna penale, comunque denominata, a fronte dell’esercizio della facoltà di recesso o di trasferimento delle utenze, poiché gli unici importi ammessi in caso di recesso sono quelli giustificati da costi degli operatori. Nel nostro caso non trattasi di recesso, ma di migrazione i cui eventuali costi se li accollerebbe l’operatore subentrante. E ancora: come si spiega che su quell’importo di 35 euro  non è applicata IVA?  In sostanza, pertanto, ci troviamo di fronte a centinaia/migliaia di fatture  emesse con l’anomalia di un costo fisso che, oltre a non essere giustificato all’utente,  è sbrigativamente smerciato come “operazione esclusa da  IVA”, così come avveniva con le penali che, come sappiamo, dal 2007 sono illegittime.  Al tal fine, come farebbe chiunque,  abbiamo visionato decine di pagine web per ricavare informazioni chiare, ma soprattutto concrete, senza trovare proprio nulla di reciso in merito (ma in compenso migliaia e migliaia di esposti) e dunque  abbiamo  cercato di metterci in contatto telefonico con alcune tra le maggiori associazioni che tutelano il cittadino con l’obiettivo di conferire con addetto ai lavori che finalmente ci desse qualche dritta: ai telefoni non rispondono. Eccezione fatta per l’ACU Piemonte (Associazione consumatori utenti) che gentilmente ci ha affidato alla dott.a Giada Calcagno collaboratrice di settore dell’associazione. Ci conferma l’insistenza in vigore della legge 40/07, pur tuttavia eccependo che la sua attuazione è troppo spesso non cristallina, nel senso che troppi operatori telefonici eludono le direttive, scivolano sulle interpretazioni, non si premurano di fornire documentazione comprovante e così di fatto aggirano l’ostacolo legislativo.  I gestori telefonici possono anche confidare sul fatto che per 35 euro l’utente non va certamente ad accollarsi perdite in tempo, e ancor più in denaro, per far valere quei diritti sacrosanti che spetterebbero invece gratis perché già conquistati.   Il fatto poi che è ormai notorio che non c’è modo di corrispondere verbalmente o per iscritto con un responsabile di gestione, il gioco  è fatto…
Anche il giogo, a quanto pare, perché il binomio del  “pagare e tacere” è ormai diventato consuetudine e va ad alimentare sempre più quella sgradevole sensazione di sudditanza, altro che sovranità…
11 luglio 2016





I gestori telefonici 
Tiziano Riverso

codice morale?
no solo codice utente!
Mario Airaghi

Tim Tim
Mario Bochicchio

Nizza

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Il post è stato modificato il 16 /07/2016

Nice

Plantu


FRANCIA SOTTO ATTACCO
Camion sulla folla Nizza
Spari all'impazzata, 84 morti
Europa.
Sul lungomare, alle 22.45 erano in corso festeggiamenti per la festa del 14 luglio, la presa della Bastiglia (considerata l’inizio della rivoluzione francese, 1789).
Testimoni riferiscono che gli spari contro la folla sono partiti da un camion che correva all'impazzata'. Ucciso l'autista, un complice sarebbe in fuga.
Site*, sostenitori Isis celebrano il massacro



73 morti a soli 260 km. e non è ancora finita e il dolore è talmente forte che sembra quasi di sentire le urla e gli spari e l'odore del sangue e della polvere da sparo...
Augusto Rasori



LA CATTIVA INFORMAZIONE PROVOCA DANNI
no comment
Gianfranco Uber


tu che guidi un camion
sai un sacco di cose
sai mettere la seconda la terza eccetera
non è una cosa banale
c'è molto prima di questo
sei un essere sapiente
se volevi unirti al tuo dio, ecco: non esiste
non esiste
il tuo il mio
sei una massa di cellule inerti, ora
non puoi scoparti nessuna vergine
sei concime
hai solo interrotto vite
baci
speranze
altro
e mi sorprendo a pregare perché tu lo comprenda
ma non puoi
tu non esisti
non esisti più
fabio magnasciutti

fleurs
Magnasciutti 


Nizza
CeciGian

Attentat Nice
Bado


C’è un’inevitabile prossimità d’affetti: i familiari, gli amici più stretti. Ma oltre non so mettere confini. Si parla dei morti ancora senza nome, a Nizza, e un giornalista ha appena detto in tv: non si sa se ci sono italiani, ancora non si sa se e quando potremo tirare un sospiro di sollievo. Ci ho provato a pensare al signor Rossi sotto le ruote di quel camion: è orribile. Ma – lo confesso – provo lo stesso strazio per Monsieur Dupont, Herr Muller o Mr Smith. Le vittime - credo e sento - non hanno passaporto.
Paolo Pernigotti


#PrayForNice
Romaniello






Senza parole ...
Gio
www.caricaturegio.altervista.it




à mes collègues dessinateurs, à Plantu, à Louison, on est pas OBLIGÉS de faire un dessin quand il y a eu un attentatPhil Umbdenstock


Ancora una volta a testimoniare la barbarie ...
Tiziano Riverso




Après les crayons, les tours Eiffel, les drapeaux tricolores, les Manneken-Pis, les Tintin, on dessine quoi des camions, des palmiers, des feux d'artifice ? On ne dessine rien. On ferme sa gueule.Pierre Ballouhey


Allons enfants de la patrie...
Fulvio Fontana


15 luglio 2016 - All'indomani dell'attentato di Nizza, Hollende pronuncia un discorso in cui richiama i Francesi all'unità.
© Milko Dalla Battista


Steve Breen


La paura non deve sopraffare l'intelligenza, la razionalità, diceva l'ambasciatrice francese Catherine Colonna poche ore prima dell'attentato di Nizza. Nel cortile di palazzo Farnese storica sede dell'ambasciata francese, la banda dei carabinieri suonava l'Inno di Mameli e la Marsigliese per la festa della Bastiglia. Fuori i controlli di sicurezza francesi con la polizia e i militari italiani schierati a protezione dell'ingresso. Che la Francia sia nel mirino è un'ossessione quotidiana, fuori e dentro il Paese. Chi sono gli attentatori di Nizza? Lupi solitari, esponenti di un terrorismo che si è radicalizzato in solitario sul web, oppure membri addestrati di cellule jihadiste legate all'Isis come quelli che hanno già colpito a Parigi con la strage del Bataclan? [...]



*= Site, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste sul web.
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